
Le persone cambiano. Le donne cambiano. Gli uomini cambiano. Continuamente. L’esistenza è un incessante mutare che prende piede dal concepimento e prosegue, dopo la nascita, per tutta la vita. Il neonato, umano in divenire, riprende da zero tutti i passaggi della conoscenza necessari al suo sopravvivere. Comincia il suo percorso rompendo il silenzio, col pianto del primo respiro, e prosegue col primo sorriso per le carezze e la consolazione del seno della madre. Quel seno che riconosce dal battito del cuore, il timbro della voce, l’odore della pelle, il sapore del latte. Una madre da mangiare, in principio, e poi da conquistare, rispondendo a tutte i suoi richiami. Tutte le sue azioni hanno il solo obbiettivo di tenere stretta a sé la fonte della sua vita, la consolazione dalle sue paure, la sicurezza del suo sonno, la bellezza della sua esistenza.
Il bambino impara a diventare umano per amore della madre, stretto in questa relazione, appagato da questo interesse, folgorato e affascinato da quello sguardo su di sé. Sarebbe comodo restare nelle calde fasce della culla, ma la madre è esigente e ora evoca suoni, ora pretende parole, ora sollecita passi. Sarebbe bello continuare a succhiare il latte della madre, più comodo andare a quattro zampe, lasciar scorrere incurante i fluidi del corpo, ma lei porge un cucchiaio, tende le mani, porge un vasino. Cambiamenti, sempre cambiamenti, in un incedere che ricorda tutti i passaggi compiuti dall’uomo sin dai primordi. Un apprendimento costante per bruciare le tappe di secoli in una manciata di mesi. Tutto per amore, solo per quella prima e determinante attrazione affettiva.
Le persone crescono per affetto e si sviluppano in una relazione, sempre. Senza relazione non c’è crescita, non c’è sapere, non c’è umanità, non c’è vita.
Per questa ragione, i maestri che ottengono maggiori risultati sono quelli capaci di stabilire un rapporto con ciascuno dei propri alunni, suscitando interesse, curiosità, affezione.
Perché la persona umana impara ad apprendere partendo da quel primo rapporto di amore con la madre, modello per tutti i passaggi successivi. Nel bene e nel male. Perché le madri non sono tutte uguali e neppure attente e amorose in ugual misura. Non esiste la madre perfetta, esiste la madre di ciascuno, unica e rigorosamente originale, come ogni essere umano. Non esistono surrogati. Semmai, in caso di necessità, madri adottive, anche loro maestre di cambiamenti, di stimolo alla crescita e alla revisione continua del proprio modo di essere.
Siamo persone in continuo assestamento, sorrette da relazioni significative e originarie con la madre, il padre, i fratelli e le sorelle, e da nuove relazioni d’amore che cerchiamo come si cerca, alla nascita, il seno della madre. Ma anche le nuove relazioni comportano mutamenti, accomodamenti, compromessi, rinunce. Le coppie che riescono a mantenere nel tempo i loro progetti familiari sono riuscite a compensare le trasformazioni e le sfide che la vita propone a ciascuno. La nascita dei figli, i loro problemi, il naturale invecchiamento, la perdita della giovinezza e dei suoi incanti, la malattia. Non ci sono schemi, non ci sono ricette o istruzioni per l’uso. La vita di relazione, il progetto familiare, è unico come le persone che lo compongono. Per comodità i problemi più avvertiti vengono catalogati in macro e micro sistemi, ma resta la straordinaria diversità impressa da ciascuno nel proprio percorso.
Le donne cambiano, gli uomini cambiano. Continuamente. Negare questo è negare la realtà. Accettare la possibilità di rimediare agli errori, di cambiare rotta se il modo di relazionarsi è sbagliato e ha causato sofferenze a se stessi e agli altri non solo è possibile, ma è doveroso.
Chi dice che le persone non possono cambiare lo fa per pigrizia, malafede o attaccamento a ideologie ampiamente superate dalla storia, nega la speranza di un possibile riscatto, proponendo una realtà fissa e immutabile e innalzando muri di risentimento e di odio.
Il cambiamento è possibile, ma sempre a partire da una relazione, da un coinvolgimento personale, da un’attrazione che ha qualcosa a che fare con l’affetto. Le prediche, i proclami, le leggi possono dare indicazioni, ma non producono cambiamento.
Le persone imparano da chi offre uno sguardo di umanità attenta, capace di empatia, di comprensione, da chi si offre di accompagnare piuttosto che giudicare.
Si parla molto di comportamenti violenti, di vittime e di carnefici, troppo poco ancora di uomini e donne disposti ad accompagnare entrambi per ritrovare assieme l’umanità piena di ciascuno.
E’ un lavoro immane, ma come tutte le sfide, bisogna trovare il coraggio di prenderlo in mano con fiducia, perché tutti siamo stati quel bambino carico di bisogni diventato persona umana per amore. Sicuri che solo questo linguaggio può dare frutti.
Silvana Migoni